Siamo grati a Giuseppe Porzio per avere proposto l'attribuzione del dipinto a Paolo Porpora, con una datazione tra il quarto e il quinto decennio del Seicento. Nella natura morta che...
Siamo grati a Giuseppe Porzio per avere proposto l'attribuzione del dipinto a Paolo Porpora, con una datazione tra il quarto e il quinto decennio del Seicento.
Nella natura morta che qui si presenta, priva di letteratura, la precisione tassonomica dell’artista consente una puntuale identificazione di quasi tutte le specie naturali raffigurate: al centro una Pinna nobilis poggia su una Charonia lampas; a sinistra spicca una Tonna galea. In primo piano, da sinistra a destra, una Callista chione, poi un Fusinus (forse verrucosus), un Bolinus brandaris, un Pecten jacobaeus, una Bolma rugosa, una Cypraea e, infine, forse un Mytilus galloprovincialis (1). Si tratta, in tutti i casi, di conchiglie ben note a Napoli, alcune di notevole diffusione commerciale (come il Bolinus brandaris, ovvero lo scunciglio gentile, o la Pinna nobilis, cioè la matrepperna), altre dal chiaro valore simbolico (la Pecten jacobaeus, ossia la cocciola pellerina), altre ancora di uso apotropaico (la Bolma rugosa è l’uocchio ’e santa Lucia, la Cypraea il cosiddetto purcelluzzo) o d’interesse gastronomico (il Mytilus galloprovincialis – la volgare cozza –, la Tonna galea, e cioè la tofa femmena, e la Callista chione, meglio conosciuta come cocciola fasulara). Tale indicazione culturale è compatibile con l’inquadramento del pezzo: siamo di fronte, infatti, a un tipo arcaico di composizione, organizzata in uno spazio angusto, privo di ogni apertura paesistica, il cui segno incisivo e sinuoso, al servizio di un’attenzione naturalistica al dettaglio, rimanda a un gruppo di opere di soggetto malacologico riferite agli esordi di Paolo Porpora (2), tra il quarto e il quinto decennio del secolo. Stringente, in questo senso, mi pare la connessione – ideativa e stilistica – con un altro esemplare con Corallo e conchiglie già presso la Galleria Lodi & Due di Milano (3) (fig.1), e soprattutto con una seconda composizione di analogo respiro concordemente assegnata a Porpora, fino a qualche anno fa in collezione privata a Chieti (4) (fig.2). Del resto, una siffatta tematica è pienamente in sintonia con la committenza e l’ambiente di formazione di Porpora, tra Napoli – dove il Museo di Ferrante Imperato poteva ben offrire per tale filone pittorico uno stimolante campionario iconografico (5) – e Roma, in probabile contatto con la cerchia di generisti nordici come Otto Marseus van Schrieck e Matthias Withoos. Nondimeno, a riprova della posizione di eccellenza che dovette essergli al tempo riconosciuta nell’imitazione pittorica delle varietà di conchae e umbilici, che così tanto stupivano la fantasia degli eruditi di età barocca (6), sta il fatto che negli inventari italiani sei e settecenteschi confluiti nel Getty Provenance Index l’unico nome associato alle rare citazioni di quadri di sole conchiglie, per lo più adespoti, è al momento proprio quello di «Paoluccio napoletano» (7) la cui rilevanza – con il progresso degli studi – viene confermandosi vieppiù cruciale per comprendere gli snodi e gli sviluppi del genere della natura morta nell’Italia centro-meridionale. Giuseppe Porzio
(1) L’identificazione delle specie illustrate spetta alla competenza di Ottavio Soppelsa, docente di Zoologia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.
(2) Bibliografia essenziale di riferimento sul pittore: R. Causa, Paolo Porpora e il primo tempo della ‘natura morta’ napoletana, in «Paragone. Arte», II, 15, 1951, pp. 30-36; U. Prota-Giurleo, Pittori napoletani del Seicento, Napoli 1953, pp. 12-13; R. Causa, La natura morta a Napoli nel Sei e nel Settecento, in Storia di Napoli, V/2, Napoli 1972, pp. 995- 1055: 1009-1010; A. Tecce, voce Paolo Porpora, in La natura morta in Italia, a cura di F. Zeri e F. Porzio, II, Milano 1989, pp. 893-899; G. De Vito, Paolo Porpora e la nascita di un genere a Napoli, in Ricerche sul ’600 napoletano. Saggi e documenti 1999, Napoli 2000, pp. 18-42; L. Lorizzo, Nuovi documenti su Francesco Graziani detto Ciccio Napoletano e su Paolo Porpora a Roma con qualche osservazione sulle dinamiche del commercio dei dipinti nel Seicento, in Ricerche sul ’600 napoletano. Saggi in memoria di Oreste Ferrari 2007, Napoli 2008, pp. 57-61; F. Trastulli, Paolo Porpora a Roma. Regesto dei documenti, novità e qualche considerazione, ivi, pp. 129-139; G. Porzio, voce Porpora, Paolo, in Dizionario biografico degli Italiani, LXXXV, Roma 2016, pp. 47-49.
(3) D.M. Pagano, in Ritorno al Barocco. Da Caravaggio a Vanvitelli, catalogo della mostra (Napoli, Museo e gallerie nazionali di Capodimonte e altre sedi, 12 dicembre 2009-11 aprile 2010), a cura di N. Spinosa, I, Napoli 2009, p. 373, n. 1.216; G. Porzio, Sulle onde del Barocco, in N. Ward Neilson et al., Un battito d’ali. Ritrovamenti e conferme, catalogo della mostra (Maastricht, TEFAF, 18-27 marzo 2011), Milano 2011, pp. 85-95.
(4) Cfr. Asta 490. Dipinti dal XV al XVIII secolo. Milano, 27 novembre 1984, Milano, Finarte, 1984, p. 37, n. 37 (attribuito a Paolo Porpora); A. Tecce, op. cit., pp. 893 e 898, tav. 1080; V. Pacelli, Pittura del ’600 nelle collezioni napoletane, Napoli 2001, p. 73 e tav. 98; D.M. Pagano, in Ritorno al Barocco cit., I, pp. 371-372, n. 1.215.
(5) Cfr. E. Stendardo, Ferrante Imperato. Collezionismo e studio della natura a Napoli tra Cinque e Seicento, Napoli 2001; sulla formidabile collezione del celebre farmacista napoletano, un’attrazione ancora negli anni Quaranta del Seicento, si veda in particolare il capitolo v, pp. 82-98.
(6) Cfr. D. Bartoli, La ricreazione del savio in discorso con la natura e con Dio, Roma 1659, p. 173, una testimonianza eloquente del fascino esercitato dalle conchiglie sull’immaginario della scienza e della teologia seicentesche.
(7) Cfr. The Getty Provenance Index® Databases, doc. I-397, n. 698; si tratta del «quadro di palmi 2, once 9 per larghezza, e palmi 2, once 2 per altezza [= cm 60 e 47 circa], rappresentante varie Conchiglie, in tela, di Paoluccio Napolitano» elencato al numero 698 del Catalogo de’ quadri tuttavia esistenti nella galleria della ch[iara] mem[oria] dell’Em[inentissim]o sig[nor] cardinale Silvio Valenti [ante 1763], già riprodotto in D. Sogliani, Il catalogo a stampa dei quadri della galleria del cardinale Silvio Valenti Gonzaga, in Ritratto di una collezione. Pannini e la galleria del cardinale Silvio Valenti Gonzaga, catalogo della mostra (Mantova, Galleria civica di Palazzo Te, 6 marzo-15 maggio 2005), a cura di R. Morselli e R. Vodret, Milano 2005, pp. 301-324: 320 (= n. 166 dell’inventario manoscritto del 1756, edito in R. Piccinelli, L’inventario dei beni del cardinale Silvio Valenti Gonzaga (1756), ivi, pp. 325-352: 333).